Riceviamo molte segnalazioni su questo “miracoloso” succo tropicale reperibile su internet e vi diciamo: non cascateci. Per almeno due buoni motivi: non ci sono prove sulle sue capacità terapeutiche e le modalità di vendita sono di tipo piramidale.
Poche certezze, molti soldi
Si chiama Xango e promette miracoli. Ma non li fa, e nel frattempo svuota il portafoglio. Questo succo di un frutto tropicale, il mangostano, presentato come un toccasana per prevenire e curare tantissime malattie, dall’asma, al Parkinson, ha suscitato la curiosità di molti navigatori della rete (si acquista solo tramite registrazione al sito del produttore) e anche la nostra. L’abbiamo studiato a fondo: ora vi diciamo perché dovete starci alla larga.
Non ci sono prove scientifiche valide
Da un punto di vista scientifico, non esistono studi che dimostrino le capacità terapeutiche vantate da questo prodotto. Che infatti non è un farmaco. Il succo di mangostano, come molti altri prodotti di origine vegetale, può tutt’al più avere al suo interno una buona quantità di sostanze antiossidanti. Da qui a dire che queste sostanze siano in grado di guarire malattie importanti ce ne passa. Non per niente, la società distributrice di Xango, che vende questo succo da alcuni anni anche negli Stati Uniti, nel 2006 è stata ammonita dalla Food and drug administration proprio perché lo distribuisce e pubblicizza come se fosse un medicinale, contravvenendo alle norme americane.
Si entra in un "club" da cui è difficile uscire
La modalità di vendita del succo di mangostano è ambigua e riconducibile alle vendite piramidali. In sintesi, per acquistare Xango bisogna registrarsi al sito: questa registrazione comporta l’iscrizione come “incaricato” o “cliente preferito”. Di fatto si diventa automaticamente venditore, si paga una “quota associativa” di 34 euro e si acconsente a ricevere una fornitura mensile del prodotto con addebito automatico (come minimo 115 euro più le spese di spedizione). Insomma, una tecnica di vendita per spremere fino all’ultimo liquido. Dal portafoglio di chi ci casca.
Per tutte queste ragioni abbiamo presentato all’Autorità garante della concorrenza e del mercato una denuncia per pubblicità ingannevole e per pratica commerciale scorretta contro il prodotto Xango.
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