lunedì 22 marzo 2010

LA CLASSIFICA DELLE PEGGIORI AZIENDE DEL MONDO

Una società di ricerche svizzera, Covalence, pubblica periodicamente una classifica che elenca in
base a diversi parametri l’etica delle grandi imprese multinazionali. Agli ultimi posti di questa
classifica si trovano quindi le peggiori aziende del mondo, quelle che hanno un grave impatto
negativo sulla vita delle persone per le condizioni di lavoro o i danni che provocano. Non è proprio
un catalogo esaustivo dei mali del mondo, ma è una buona approssimazione.
Nella classifica ci sono 581 grandi compagnie dei più diversi settori economici: negli ultimi 20
posti troviamo compagnie minerarie come la Newmont, più volte accusata di aver inquinato
e distrutto l’ambiente naturale e i territori abitati da popolazioni indigene in Ghana, Indonesia,
Perù e nelle terre indiane degli Stati Uniti. O la Harmony Gold mining, accusata di simili abusi e
recentemente finita sui media per la morte di 60 minatori in Sud Africa. La Grupo Mexico, per i
numerosi incidenti mortali e le pessime condizioni di lavoro dei suoi minatori, e la Freeport-
McMoran, che con l’aiuto del governo indonesiano ha depredato per anni le terre indigene
dell’isola di Papua ed è stata spesso accusata di abusi e omicidi.
Oltre alle compagnie minerarie, tra le imprese “cattive” nella classifica di Covalence ci sono
diverse compagnie petrolifere, che devastano l’ambiente e i territori incontaminati del nostro
pianeta proprio come le compagnie minerarie, e spesso provocando danni anche molto più gravi.
Tra le peggiori troviamo la Shell, con una lista di crimini ambientali praticamente senza fine e il
sostegno a dittature sanguinarie come quella che decise la morte del poeta Ken Saro-Wiwa in
Nigeria. Poi la Chevron, che è stata accusata di inquinamento e sistematiche violazioni dei diritti
umani sia in Nigeria che in Ecuador. O la Total, recentemente accusata di utilizzare schiavi per la
costruzione di un oleodotto in Birmania in complicità con il regime locale. E ancora la Occidental
Petroleum, accusata di aver provocato enormi danni ambientali in diversi territori indigeni in
Peru, Ecuador e Colombia. Come dimenticare poi la Halliburton, già datrice di lavoro dell’ex
vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney e coinvolta in prima linea nella gestione delle risorse
petrolifere irachene dopo la guerra in Iraq.
Le compagnie petrolifere e minerarie infatti sono molto spesso responsabili della distruzione degli
habitat naturali dei popoli indigeni: come fa notare l’associazione Survival International, la
storia di Avatar non è affatto fantasia, ma realtà, proprio in questo momento, in molti luoghi del
nostro pianeta. E non finisce quasi mai con la vittoria dei buoni.
Ma la peggiore in assoluto in questa classifica è la Monsanto, leader mondiale nella produzione
di pesticidi e coltivazioni geneticamente modificate, accusata di una quantità di abusi senza
fine mirati al controllo dell’agricoltura mondiale con effetti devastanti sull’ambiente e sulla vita
dei coltivatori nei Paesi poveri. Nello stesso settore c’è la svizzera Syngenta, multata alle Hawaii
per inquinamento da pesticidi.
E poi, al 571° posto su 581 tra le multinazionali del mondo, in fondo alla scala dell’etica, c’è
l’italiana Mediaset. Il motivo è piuttosto ovvio: appartiene a un uomo che è anche il Presidente del
Consiglio del suo Paese, e utilizza il suo potere politico per favorire la sua azienda, nonché per
danneggiare la concorrenza. Inoltre è plurindagato per corruzione e falso in bilancio, e fa di tutto
perintimidire e limitare la libertà d’informazione. Infatti, nella classifica, Mediaset è
considerata la peggiore al mondo nel setfa che collezionare primati. Negativi.

FONTE: agoravox.it , http://www.enjoint.info/?p=1739 ,

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